Cari aficionados, come state?
Oggi torno con la recensione di un libro che mi ha catturato mentre ero a spasso nella grande mela… ricordate il viaggio a New York? Potevo tornare a mani vuote? No di certo! Infatti nel bagaglio a mano c’era lui, Vegan Street Food, di cui vi parlo oggi.
Solo sfogliando queste ricette mi è venuta una fame chimica pari solo a certe nottate adolescenziali… sarà che sono a dieta, e forse non è esattamente il momento migliore per mettermi a guardare certi piatti! Comunque, avete presente quelle serate tardo adolescenziali che si andava ai concertini oppure a ballare al centro sociale e poi si finiva immancabilmente a terminare la serata al baracchino dei panozzi? Ecco, nel mio cuore ne è rimasto uno in particolare, quello delle Luride, a Milano, situato in Viale Argonne per la precisione. Le Luride erano due gentili signore, che alle 2 di pomeriggio si sedevano a cavalcioni di un secchio, col gambaletto color carne bene in vista, e iniziavano a pelare una quantità infinita di cipolle per la sera. Dalla mezzanotte in poi, le due arzille signore confezionavano panini senza sosta, sfamando la gioventù di nottambuli di mezza città, spesso avendo a che fare con ubriachi o strani soggetti della notte, ma loro imperterrite a farcire, friggere e ungere. Per mangiare quei panini, anche se facevi mille acrobazie per salvare un minimo di decoro, ti ritrovavi la maglietta a macchie di olio con inserti di peperone. Non solo, ne trovavi ovunque, anche negli interni dell’auto, sui sedili, unto ovunque. Quei panini erano magici perchè ti saziavano subito, ma poi non li digerivi mai. Ai tempi, nel passaggio a vegana, trovai le due signore prontissime. Le care vecchine infatti mi rimpievano il panino di ogni ben di dio di verdure grigliate tracimanti olio, tirate fuori da questi barattoloni in vetro dove conservavano peperoni, melanzane, peperoncini e dei pomodorini che erano uno spettacolo. Poi ovviamente immancabili le cipolle, e patè di olive come non ci fosse un domani. Insomma, io alle Luride ci ho voluto davvero bene, e un pezz’e core è ancora lì, in Viale Argonne.
Il libro di Adam Sobel sul cibo di strada ha proprio questo sentimento, lo stesso che animava il baracchino delle Luride. Non immaginate ricette light. NO. Queste ricette faranno la gioia piuttosto di chi, come me, è iscritto al gruppo What fat vegans eat. Cosa mangiano i vegani ciccioni. Roba da non crederci. Volete un assaggio? Leggete le ricette che ho elencato sotto, suddivise per i vari capitoli e troverete tante idee originali.
cinnamon rolls
raw vegan blueberry cheesecake
Le ricette sono suddivise in:
colazione (french toast con pere caramellate e pecan speziate; crepes con cipolle fritte e crema di tofu all’aneto; waffel con formaggio di anacardi e mele caramellate…)
bevande (latte di sesamo alla vaniglia; latte di anacardi al cioccolato; latte al pistacchio; cioccolata calda alla menta; bevanda di tè nero ai fichi…)
stuzzichini (falafel con salsa tartara piccante al limone; polentine con formaggio di anacardi con ragù di castagne; peperoni affumicati ripieni di funghi portobello e patate…)
zuppe (zuppa di patate, funghi e spinaci; zuppa tahi di cocco al curry; zuppa francese di lenticchie…)
sandwich (sandwich con seitan affumicato; paninozzi con tempeh, burger di legumi…)
brunch (tofu al rosmarino in crosta di semi di canapa; pancake ai piselli con seitan al basilico e erbette fritte; seitan in crosta di noci pecan…)
contorni (kimchi; cavolo marinato; pasticcio di patate con aneto…)
dolci (non li guardo nemmeno sennò sto male)
ciambelle (cioè: UN INTERO CAPITOLO!)
salse (salsa agrodolce all’abicocca e habanero; burro di zucca…)
Che ne pensate? Sono o non sono originali?
Tra tutte le ricette del libro ho scelto la meno zozza, modificandola un poco per renderla più leggera… solo perchè sono a dieta, ma appena avrò smaltito questi 8 chili in eccesso giuro le provo tutte.
Si tratta di una pizza crudista. In passato avevo provato qualche ricetta, ma non ero del tutto soddisfatta, perchè spesso vengono usati i semi di lino, che rendono l’impasto amarognolo. Questione di gusto personale eh… comunque, grazie a questa ricetta ho scoperto una varietà di semi di lino più soft, di colore giallo dorato, che non hanno quel retrogusto! Li conoscete? Ne ho trovato un pacchettino in offerta, le proprietà sono simili a quelle dei semi scuri, ma il sapore è appunto molto più delicato.
RICETTA:
(dosi per 7 pizzette tonde da 16 cm di diametro)
1 cup semi di girasole
1/4 cup olio extra vergine di oliva (io non l’ho messo)
1 gambo di sedano
1 pomodoro medio
1 cipolla media3 cucchiai di salsa nama shoyu
1 cucchiaino di origano essiccato
1 cup e 1/2 di semi di lino gialli
1 pizzico di sale integrale
In un mixer frullare i semi fino a ridurli in farina. A parte, frullare la cipolla, il sedano, il pomodoro e aggiungere 1 cup e 1/4 di acqua. Unire gli ingredienti secchi e la parte liquida, fino a ottenere una pastella. Aggiungere il sale e l’origano.
Io ho lasciato riposare mezz’ora, in modo che i semi di lino iniziassero a legare gli ingredienti tra loro, permettendo di ottenere un impasto più facile da lavorare (diventa man mano più compatto e meno liquido).
NB: come scrivevo poco fa, non ho usato olio, in questo modo ho notato che gli impasti raw restano più croccantini, mentre con l’olio rimangono più elastici, quasi gommosi… per le ‘crepes’ lo uso, perchè sono più facili poi da piegare e farcire, mentre per i crackers non mi piace utilizzarlo, perchè li preferisco più croccanti.
Con queste dosi ho ottenuto 7 pizzette tonde da 16 cm di diametro.
Ho steso l’impasto col mattarello, aiutandomi con della carta forno sovrapposta all’impasto, per evitare che si appiccicasse al mattarello, dando poi la forma tonda con una tortiera. Nell’essiccatore per 8 ore con il programma crudista, oppure in forno ventilato 5 ore a 42°C.
Per farcire le pizzette ho usato olive taggiasche, peperoncini, basilico, pepe, cipolla di tropea (che è buonissima cruda), sedano, pomodorini e avocado. Il tutto starebbe ancora meglio con una maionese veg… ma mi trattengo!!