Una volta un mago inventò una macchina per fare le comete. Somigliava un tantino alla macchina per tagliare il brodo, ma non era la stessa e serviva per fabbricare comete a volontà, grandi o piccole, con la coda semplice o doppia, con la luce gialla o rossa.
Il mago girava paesi e città, non mancava mai ad un mercato, si presentava anche alla Fiera di Milano e alla fiera dei cavalli a Verona, e dappertutto mostrava la sua macchina e spiegava com’era facile farla funzionare.
Le comete uscivano piccole, con un filo per tenerle, poi man mano che salivano in alto diventavano della grandezza voluta, ed anche le più grandi non erano più difficili da governare di un aquilone.
La gente si affollava intorno al mago, come si affolla sempre intorno a quelli che mostrano una macchina al mercato, per fare gli spaghetti più fini o per pelare le patate, ma non comprava mai neanche una cometina piccola così.
“Se era un palloncino, magari” diceva una buona donna. “Ma se gli compro una cometa il mio bambino chissà che guai combina.”
E il mago: ” Ma fatevi coraggio! I vostri bambini andranno sulle stelle, cominciate ad abituarli da piccoli.”
“No, no grazie. Sulle stelle ci andrà qualcun’altro, mio figlio no di sicuro.”
“Comete! Comete vere! Chi ne vuole?”
Ma non le voleva nessuno.
Il povero mago, a furia di saltar pasti, perché non rimediava una lira, era ridotto pelle ed ossa.
Una sera che aveva più fame del solito, trasformò la sua macchina per fare le comete in una caciottella toscana e se la mangiò.
da Favole al telefono, Gianni Rodari
Qualche tempo fa ero a un colloquio di lavoro, e davanti agli occhi increduli di chi mi stava esaminando raccontavo questa favola che ho sempre amato molto. Non me ne voglia Gianni Rodari, ma in quel momento ho sentito di concedermi una variazione sul finale: Non venderò mai la mia macchina per fabbricare stelle comete in cambio di una caciotta. E potete starne certi, non morirò di fame..
Mi sono alzata, ringraziando, e sono uscita dalla stanza, seguita da un silenzio imbarazzato. Non li ho più sentiti, e io mi son tolta una gran soddisfazione; uscendo di lì, infatti, questa ragazza pazza si è stretta la mano da sola per non aver svenduto tempo e sogni. Camminavo leggera con un sorrisone panoramico stampato in faccia. Quell’espressione un po’ gh insomma.. Il lavoro era davvero fantastico. A dirla proprio tutta era il lavoro per me. Ma non a quelle condizioni. Perchè lavorare tutto il giorno, tutti i giorni, per mesi, aggratis e senza certezze di alcun tipo? Anche no, grazie. Se il cambiamento parte da noi stessi, inizio non accettando più queste regole del piffero.
Comunque, mi sono chiesta spesso come mai amo così tanto stare a sentire le storie.. forse perchè non ci chiedono di fare, essere, agire.. basta ascoltare.
Allora, se vi va, mettetevi comodi che mentre preparo questo dolce vi racconto di quella storia..
INGREDIENTI
Per la base (ho usato una tortiera del diametro di circa 18 cm)
– 15 biscotti vegan (io li ho scelti al cacao);
– 3 cucchiai di olio di cocco;
– un po’ di latte di soia (quanto basta a impastare);
– 2 cucchiaini di cannella;
Per il top:
– 1 vasetto e mezzo di yougurt di soia al naturale;
– la buccia di 1 limone bio grattuggiata;
– 100 ml di latte di soia;
– 2 cucchiaini di agar agar;
– 200 gr di fragole e more (un misto) o la frutta che volete;
– 2 cucchiai di panna di soia;
– 4 cucchiai di sciroppo di riso;
Ho preso i biscotti vegan e li ho sbriciolati con gran gusto (ho il mortaio nuovo e ci sballo a sentire il rumore che fanno mentre si sbriciolano.. no beh, quando sto raggiungendo i livelli di Tutte le manie di Bob mi avvisate vero?!). Ho aggiunto l’olio di cocco e la cannella in polvere e iniziato a impastare, aggiungendo poco per volta il latte di soia, quel tanto che basta a formare una palla piuttosto omogenea.
Ho unto la teglia rotonda con l’olio di cocco e steso la base, aiutandomi con un cucchiaio per compattare la superficie a ricoprire tutta la tortiera. L’impasto raggiunge così lo spessore di circa mezzo cm.
Ho messo in freezer a congelare per circa 1 ora.
Intanto ho messo a sciogliere l’agar agar in un pentolino con 100 ml di latte di soia. Ho aggiunto la buccia del limone bio, lo yougurt naturale di soia, lo sciroppo di riso (ho abbandonato lo sciroppo d’agave per ora), la frutta frullata e la panna., fino ad amalgamare bene tutti gli ingredienti.
Ho estratto dal freezer la base e versato sopra il composto.
Ho rimesso in frigo per circa 3 ore.
Per mangiarla occorre tirarla fuori dal frigo un po’ prima e lasciarla a temperatura ambiente.
Ed ecco il risultato, una torta golosissima, che a me piace molto.. e infatti è già sparita 🙂
14 Comments
claudia
5 Ottobre 2013 at 7:58Un uomo molto saggio, Daisaku Ikeda , al quale io sono particolarmente legata una volta scrisse ” Possiamo affermare che il sorriso é come un fiore che sboccia se trova il terreno fertile di un cuore tenace. La forza del sorriso di una donna é la fonte che trasmette vitalità ed energia alle persone”.
Il tuo sorriso é proprio così, il sorriso di una splendida giovane donna dal cuore tenace che, senza dubbio, continuerà a creare comete!!!!! 😉
Grazie per la tua costante passione!!!!
Claudia
labalenavolante
5 Ottobre 2013 at 16:07Ciao Claudia! Arrivi proprio al momento giusto 🙂 Grazie grazie grazie di cuore! Un abbraccio grande
Federica Gif
15 Ottobre 2013 at 6:09Che meraviglia!!!! Mi piace da matti 😀 apprezzo molto anche la grafica del tuo blog; l’hai fatta tu? Ciao complimenti!
Federica 🙂
labalenavolante
16 Ottobre 2013 at 9:07Ciao Federica! No no..io sono totalmente negata per queste cose; pur avendo il blog infatti il mio approccio alla tecnologia è molto naiv!! Per la grafica mi ha aiutato Alex Bonetto, di http://www.cecrisicecrisi.blogspot.it 😉
Ora faccio un giro da te a curiosare..arrivoooooo!!!bacioni
Costanza
15 Ottobre 2013 at 16:17Brava Lucia!! Per la ricetta e per aver saputo dire di no, e che cavolo, quando ci vuole ci vuole! Bellissima questa storia di Rodari, non la conoscevo, quanto fa riflettere….. Ciao!!
labalenavolante
16 Ottobre 2013 at 9:13Ciao Costanza! Ma grazie!! io ho appena sbirciato la tua ricetta dei peperoni ripieni di amaranto e quinoa, che acquolina! Di solito li faccio ripieni di tofu, perché col riso mi risultano un po’ pesanti.. non avevo pensato alla quinoa ed amaranto, prendo spunto 😉 Un bacione
Quando veg te lo aspetti...
5 Novembre 2013 at 13:02Oh, santi numi! Questa non-cheesecake è da leccarsi baffi, barba, viso e chippiùnehappiùnemetta!!! *occhi fuori dalle orbite*
Stupenda anche la storia da te raccontata e quella del tuo amore per la tua vita 🙂
labalenavolante
5 Novembre 2013 at 13:49Ciao Daniela!! Benvenuta da queste parti e grazie!!! Si, la cheese cake in questa versione e’ davvero golosa, il mio interno coscia chiede un po’ di corsetta, o che so, esercizio.. E io che faccio?? Eh, cucino cheese cake! Per l’interno coscia ci penserò poi..bacione a presto!!
Maura
17 Novembre 2013 at 8:30Sono sbalordita, si ma di me stessa ! E’ almeno una settimana che ti stresso su tutti i post e poi scopro che non ti avevo lasciato neanche un piccolo piccolissimo commento, mi cospargo il capo di cenere! Ed ora qualora forse non te lo avessi ancora detto, la tua no cheese è stupenda! E come preventivato nel deliquio durato una settimana vado a prepararla. Bon dimanche!
labalenavolante
18 Novembre 2013 at 10:44Maura! Grassie.. è una golosata, diciamocelo, ma tanto per pensare all’interno coscia ballonzolante c’è tempo.. domani! buahahahha! Com’è andato l’esperimento? Son curiosa come una scimmia… !!!!! bacini
Ines
13 Settembre 2018 at 10:22Ciao scusami non è chiaro se la parte sopra va cotta oppure no. Quando fai sciogliere agar nel latte e unisci tutti gli ingredienti nel pentolino fai cuocere? E se sì per quanto?
Grazie mille
Complimenti
Ines
La BalenaVolante
13 Settembre 2018 at 17:59Ciao Ines! Hai fatto bene a segnalarlo perché in effetti non era chiaro il procedimento! Sì, l’agar agar affinché si sciolga va scaldato, e bastano pochissimi minuti perché ciò avvenga. Devi tenere d’occhio quando vedi che effettivamente è sciolta. Tra tutte le ricette del blog credo sia la più complicata, perché per utilizzare questo tipo di alga occorre un po’ di dimestichezza e col tempo ho scoperto modi più semplici per addensare le torte (in effetti è una ricetta piuttosto datata)… a ogni modo se la provi fammi sapere! Grazie per il messaggio <3
Ines
29 Settembre 2018 at 19:58Ciao grazie per la risposta! È già la seconda volta che la faccio e si sono sempre laccati tutti quanti i baffi!!! Il mio nipotino e allergico alle proteine del latte e questa è una alternativa valida e gustosa!!!
Un’altra domanda: la tua ricetta per quante persone è??? Non mi ricordo per quanto ho moltiplicato l’ultima volta….
La BalenaVolante
1 Ottobre 2018 at 18:17Ciao Ines, grazie a te! La dose è circa per sei persone (dipende quanto siete voraci ehheh!)a presto,
buona sperimentazione!
Lucy