Il giorno in cui decisi di diventare una persona migliore. Di Karen Duve. Edito da Neri Pozza.

Coca Cola: senza non riesco a lavorare, perché sono sempre stanca, esausta da
finire per terra. La prima cosa che faccio la mattina, dopo aver acceso il computer, è versarmi un bicchiere di Coca Cola gelata. Appena lo bevo il cervello si mette in moto e posso partire. A intervalli regolari, poi, continuo a berla, sicché, a seconda della quantità di lavoro, finisco per consumare da uno e due litri di Coca Cola al giorno. Nella versione light, naturalmente.

Ecco come Karen, autrice di Il giorno in cui decisi di diventare una persona migliore, descrive la sua ‘dipendenza’ dalla Coca Cola, di cui è abituale consumatrice da anni.

Ok, vi avviso subito, non ci troviamo di fronte a un modello di vita salutista, consapevole o eco-compatibile. Tutt’altro! Karen è una persona che non vede oltre il bordo del proprio piatto, e che, come tanti altri, si nutre principalmente di cibi pronti, pieni di grassi, conservanti e ingredienti di dubbia provenienza, come ammette lei stessa nella prime pagine di questo divertentissimo diario-romanzo.

Un giorno, però, qualcuno entra nella sua vita e la cambia per sempre. Quella persona si chiama Kerstin, detta Grillo, un’amica vegetariana che insinua il tarlo del dubbio nelle abitudini di Karen, soprattutto alimentari.

Non giudicare mai un altro se non hai camminato per il tempo di una luna con i suoi mocassini ai piedi, dice un vecchio proverbio. Per capire veramente cosa sta dietro la scelta di vita vegetariana, vegana e fruttariana, Karen si infila i mocassini di questi tre stili di vita così diversi dal suo, per due mesi ciascuno, fino a scegliere in modo più consapevole quello che sente più vicino ai propri principi (tranquilli non vi svelerò quale ha scelto..!). Perchè questo esperimento? Leggere sui libri non basta, per questo Karen decide di provare sulla propria pelle, altrimenti che conoscenza sarebbe? Sarebbe come un turista che scende per tre ore dalla nave da crociera e poi dice di conoscere la Thailandia!

Quando Pinocchio viene trasformato in un bambino dalla fata, all’inizio non ha ancora una coscienza. Perciò gli viene messo vicino il grillo, che lo accompagna e gli sta vicino tutte le volte in cui il burattino ha un dubbio di ordine morale. Allo stesso modo Grillo affiancherà Karen in questo percorso, in cui a mano a mano che la consapevolezza aumenta, cambia anche inevitabilmente lo stile di vita, coinvolgendo tutto, anche l’alimentazione, tra domande e dubbi che sono gli stessi di chi, come lei, ha fatto lo stesso percorso.

Bevi la Coca Cola che ti fa bene..

con tutte quelle, tutte quelle bollicine..

Così cantava il grande Vasco, eppure, come scopre Karen durante le sue ricerche, la Coca Cola proprio bene non fa. Di certo non ai suoi dipendenti; l’azienda è infatti accusata di esercitare pressioni sul personale dei suoi impianti in Colombia con l’aiuto di paraformazioni militari di destra. E non solo. Il fondo pensionistico mondiale TIAA-CREF ha venduto nel 2006 la sua quota di partecipazione nella Coca Cola per un valore di 52, 4 milioni di dollari (!!!) quando è stato reso noto che il gruppo avrebbe violato le norme sulla protezione dell’infanzia e gli standard dell’Organizzazione internazionale del lavoro e della difesa dell’ambiente.

Bene, Karen decide che si può vivere anche senza Coca Cola, nonostante  fosse da sempre convinta di non poterne proprio fare a meno. Stesso discorso per le liquirizie Haribo, il pollo arrosto e tanti altri cibi di cui da sempre è abituale consumatrice..

Non c’è bisogno di continuare a vivere come abbiamo sempre vissuto fino a ieri. Liberiamoci di quest’idea e ci si schiuderanno migliaia di possibilità di una nuova vita

Christian Morgenstern

Piccole scelte quotidiane, come fare la spesa, che innescano un grande cambiamento, anche se troppo spesso ci vogliono far credere che nel nostro piccolo non possiamo cambiare un fico secco.. del resto, pensare che ‘tanto non puoi cambiare il mondo’ è solo un alibi per non fare nulla, una scusa per vivere passivamente, subendo quanto ci viene imposto dalla società.

Eppure, l’orrore non si nasconde solo negli omicidi sbattuti in prima pagina sui giornali, ma anche e soprattutto la morte che fa da sottofondo a melodie che ci appaiono famigliari e ormai non ascoltiamo neanche più.

E’ per questo che l’esperienza di Karen rappresenta una grande rivoluzione. Perchè un ‘piccolo’ contributo è sempre meglio che non fare nulla, e questo ci spinge anche ad aver fiducia nell’importanza di condividere la propria scelta etica con un’altra persona, e poi un’altra ancora, perchè un’ondata di consapevolezza possa spazzare via come uno Tsunami il vecchio e ingiusto modo di vivere le cose, senza andare oltre il bordo del proprio piatto, pensando solo a vivere come burattini ingordi, egoisti e senza coscienza.

A dire il vero me l’ ero immaginata diversamente. Pensavo che sarebbe stato più facile. All’ inizio del mio esperimento pensavo già di sapere come sarebbe andata a finire. Più o meno così: vivere in generale con maggiore attenzione, mangiare molta meno carne, forse la metà di quella che ho sempre mangiato, e solo proveninente da allevamenti ecologici. Purtroppo , però, percorrere una strada è una cosa completamente diversa dal conoscerla. E a volte ci si accorge di aver valicato un confine soltanto quando ci si ritrova dall’ altra parte. E allora è troppo tardi. Confrontarsi con i dati degli  allevamenti intensivi e dei mattatoi non è un viaggio da cui si possa tornare per raccontare le proprie avventure seduti accanto al caminetto, riprendendo la vecchia vita di prima. A volte, quasi quasi, mi piacerebbe che fosse così. Mi piacerebbe che fosse stato solo un incubo, che un polpettone tornasse ad essere un polpettone e una grigliata un’ occasione per divertirsi; non so cosa darei per mordere una salsiccia arrostita senza che, da qualche parte, in luoghioscuri, ci sia stato un carico di sofferenza di settimane e di mesi per offrirmi il piacere di dieci minuti. Purtroppo, però, adesso so come stanno le cose, e questo significa che non potrò mai più vivere e mangiare come prima.”

Karen Duve

karen duve

Un libro che fa riflettere, con ironia. E che cambierà il nostro modo di pensare.